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Fibromialgia: l’intervento dello psicologo

La Fibromialgia è una malattia cronica complessa, la cui eziologia può essere compresa facendo riferimento ad un modello bio-psico-sociale: vale a dire che, non essendo ipotizzabile una causa univoca, questa sindrome è considerata come risultante dell’interazione tra fattori biologici, psicologici e sociali.

Tale complessità rende particolarmente indicato un approccio multidisciplinare, in cui la persona è presa in carico da diverse figure professionali che collaborano per affrontare tutti gli aspetti legati alla patologia.

Perché anche lo Psicologo?

Le persone che hanno ricevuto una diagnosi di Fibromialgia hanno alle spalle solitamente un iter piuttosto lungo e complicato. In genere hanno visto molti specialisti e si sono sottoposte a vari test alla ricerca di una causa per i loro sintomi. Inoltre l’assenza di alterazioni specifiche negli esami di laboratorio e la mancanza di un danno anatomico a cui poter ricondurre il dolore, fa sì che spesso non vengano ascoltate e prese sul serio. Familiari, amici e qualche volta anche gli stessi sanitari possono dubitare della realtà del dolore lamentato e portare il paziente a provare rabbia e frustrazione. Accogliere e validare la loro sofferenza è quindi un passo fondamentale del percorso di cura.

Psicoterapia e dolore cronico

Il dolore (anche quello causato dalla Fibromialgia) può essere considerato un’esperienza complessa che deriva dall’interazione di una componente somato-sensoriale e di una componente emotivo-cognitiva: in questa prospettiva le caratteristiche psicologiche delle persone e le strategie di coping che mettono in atto per affrontare la sofferenza e la malattia hanno un ruolo importante nel modulare la percezione del dolore.

Per comprendere in che modo le terapie psicologiche possano essere utili è importante conoscere come il dolore influenzi il funzionamento psicologico. Un dolore continuo e persistente può dare luogo a pensieri e comportamenti disfunzionali (controproducenti per la persona), che peggiorano la qualità di vita e prolungano l’esperienza del dolore stesso.

Inoltre, le persone che soffrono di Fibromialgia e dolore cronico hanno una maggiore vulnerabilità a diversi disturbi di natura psicologica, tra cui depressione e ansia.

La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) per il dolore cronico si focalizza, quindi, sulle risposte disfunzionali comportamentali e cognitive al dolore e sulle contingenze sociali e ambientali che possono modificare la reazione ad esso.

Nelle persone con Fibromialgia si riscontra spesso la tendenza alla “catastrofizzazione” che amplifica gli effetti negativi del dolore (ma anche delle attività di vita). A questo si accompagnano rimuginazione e sentimenti di impotenza. Le persone con tendenza alla catastrofizzazione hanno una minore percezione di controllo del dolore, un funzionamento sociale ed emotivo peggiore e una maggiore difficoltà ad aderire ai trattamenti medici.

La psicoterapia si focalizza anche sulla paura del dolore, cioè sul timore di procurarsi una lesione o di peggiorare la propria condizione fisica svolgendo attività di vita quotidiana o anche “sportive”. Questa paura può creare un aumento dell’intensità del dolore percepito e una maggiore disabilità, poichè porta l’individuo a mettere in atto comportamenti passivi e di evitamento di varie situazioni sociali e di vita. Affrontare tale paura è fondamentale per non rallentare o bloccare il recupero conseguente alla riabilitazione fisica.

Il modello cognitivo-comportamentale è stato recentemente ampliato grazie ai cosìddetti approcci di terza generazione tra i quali la Mindfulness based cognitive therapy (MBTC) e l’Acceptance and Committment therapy (ACT) che si focalizzano sulla promozione dell’accettazione del dolore cronico. Tali approcci migliorano il benessere emotivo e il coinvolgimento in obiettivi personali non legati al dolore. Molta attenzione viene data al modello della flessibilità psicologica, l’abilità di impegnarsi nel momento presente, a livello emotivo, cognitivo e comportamentale, attraverso attività ed azioni che siano in linea con i propri valori e scopi.

Il focus di questi approcci è modificare il modo in cui la persona con Fibromialgia entra in relazione con i propri eventi interiori, sia fisici che psicologici (pensieri ed emozioni) e quindi anche con il dolore, sostenendo un atteggiamento non giudicante di apertura ed accoglienza.

Il lavoro in psicoterapia si focalizza sulla riduzione delle reazioni emotive negative al dolore e dei tentativi di fronteggiamento basati su controllo ed evitamento al fine di permettere alla persona di utilizzare le proprie risorse cognitive ed emotive per il perseguimento di obiettivi di vita più gratificanti.

Articolo a cura della Dott.ssa Lara Ferrari

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